Appello LT per riduzione affitto
L’associazione chiede uno sconto per il canone di locazione
Che scattasse l’appello era solo questione di tempo. «Serve un aiuto per gli affitti». Orfana del turismo, l’economia del centro storico, specie dopo le nuove misure anti-coronavirus, è definitivamente in standby. Cali di fatturato tra I’80 e il 100 per cento in negozi, ristoranti, bar, alberghi. Previsioni mpossibili, ma ben poco rosee, da qui all’estate. E chiusure temporanee, almeno fino a ieri, come Iniziativa ormai quasi collettiva, per far fronte all’abisso tra costi fissi e ricavi e aiutare il contenimento dell’epidemia. Di fronte a esercenti che, prima del blocco raccontavano di «giornate da 20 euro in cassa» o gestori con la media coperti quotidiana crollata «da duecento a trenta», ecco che il tema dei canoni di locazione si riaffaccia prepotente. «L’equazione “coronavirus” uguale “calamità naturale” è chiara e lo status quo è quanto mai drammatico», premettevano ieri dalla Corporazione Esercenti del Centro Storico, oltre 500 negozi rappresentati: «Serve allora lungimiranza da parte dei proprietari degli immobili e un nuovo atteggiamento verso la situazione reale del commercio. Perché un negozio chiuso è un danno anche per la città. L’appello parte dalla proposta di un’azione minima: sospendere gli affitti per tre mesi, per i successivi tre mesi ridurli del 50 per cento e superati quel 6 mesi redistribuire la quota non pagata nell’arco di due anni. Se chi prende l’affitto vive di quello, e lo dimostra, le banche potrebbero anticipare i soldi previa garanzia». Quello dei canoni è un tema di ritorno. Perché già un paio d’anni fa, nel tumover
di negozi, dl aperture/chiusure sempre più numerose e repentine, con molte botteghe storiche In crisi, gli addetti al lavori parlavano di «Ztl dell’economia». In pratica, chi poteva permettersi certi canoni— soprattutto i grandi marchi o brand in tranchising e chi no, e allora dal centro sto-rico ci usciva o rinunciava a entrarci. Consulente del settore immobili per l’impresa di Tecnocasa, Gianluigi Visuri spiega oggi che i canoni dell’epoca sono rimasti più o meno invariati: «In Corso Portoni Borsari, a seconda di posizione e altezza nella via, si passa da 420 a 720 euro al metro quadro annuo, in Piazza Erbe da 480 fino a 1200 euro, in via Cappello si arriva anche a 960 euro, via Mazzini fa storia a sè e si toccano punte di 1500 euro sempre al metro quadro annuo». In tempi in cui il coronavirus chiude la valvola primaria del turismo e le misure di contenimento, oltre a tenere in casa i veronesi, portare alla serrata di bar e ristoranti , Visuri sottolinea che «iniziano proprio ad arrivare richieste d’Incontro con i proprietari degli immobili per chiedere riduzioni temporanee dei canoni», il tutto mentre, In generale, si registrano anche inizi d’attività programmati originariamente per aprile e rimandati a giugno. Un sos sugli affitti, del resto, lo ha lanciato anche l’associazione dei locatori turistici, portavoce di un universo che a Verona conta circa 2.400 strutture: «Da qui a giugno abbiamo prenotazioni quasi azzerate —parola del presidente, Edoardo Nestori— Ai titolari degli Immobili di chi svolge l’attività dl locatore chiediamo dl venire incontro, scontando gli affitti dei prossimi 3-4 mesi oppure, se non si può toccare il contratto, dando ai locatori parte della caparra iniziale». L’appello tocca i proprietari degli immobili, sì. Ma secondo l’effetto-catena che sta sperimentando tutto il lavoro del centro storico, vedi le cooperative di pulizie collegate agli alberghi, va a toccare anche le banche. Quelle banche cui gli esercenti chiedono «l’apertura immediata a “prestiti di tamponamento” per far fronte al prossimi 6/12 mesi di canoni di locazione qualora non si riesca a ottenerne il congelamento o la sospensione temporanea».
dal Corriere di Verona del 12/03/2020