<<Veniamo da due anni di forte crisi: ci mancava solo questa truffa a metterci i bastoni tra le ruote, creando problemi, spesso anche notevoli. E rischiando di farci perdere credibilità».
Edoardo Nestori, presidente dell’associazione Locatori turistici di Verona sono giorni che riceve chiamate e messaggi da parte di colleghi furibondi. E preoccupati. «Già una ventina tra i nostri iscritti sono stati truffati: i loro annunci vengono modificati su piattaforme quali Booking, e viene inserito un numero di telefono per informazioni e prenotazioni. Peccato che quel contatto non sia quello della struttura originale, ma di una banda di truffatori che chiede il numero della carta di credito per la prenotazione e poi prosciuga il conto del cliente che chiama», spiega Nestori.
Nel tranello potrebbe caderci chiunque: si cerca un appartamento per prenotare un soggiorno. Si trova l’annuncio che fa al caso nostro, con tanto di foto, descrizione, codice identificativo regionale corretto, necessario per esercitare l’attività di locazione turistica. Qualche dettaglio è sbagliato, come ad esempio il numero civico o una lettera del nome della struttura: ma chi viene da fuori e non la conosce non può notarlo. Viene fornito pure un telefono per la prenotazione, evitando così pagamenti virtuali. Ma chi chiama quel numero ovviamente non sa che non è quello della struttura. Così alla richiesta di fornire il codice della carta di credito e la data di scadenza, si fida, li detta e ottiene una ricevuta di pagamento che sembra a tutti gli effetti di Booking, originale. Solo che tre giorni dopo, invece di trovarsi trattenute poche decine di euro, si vede un addebito di diverse migliaia di euro.
«C’è chi ha provato a richiamare quel numero», spiega Nestori, «che però risulta inesistente. E pure l’annuncio clonato viene cancellato non appena la truffa è messa a segno». Tutto è ben studiato: coloro che l’hanno progettata hanno pensato anche al modo per convincere gli utenti più esitanti. «Chi non ha voluto fornire al telefono il numero della propria carta di credito», prosegue Nestori, «racconta di aver ricevuto pochi minuti dopo una chiamata dall’Inghilterra dove una voce, spacciandosi per un operatore di Booking, rassicurava sul fatto che il numero dell’annuncio era corretto, verificato, che ci si doveva fidare e che anzi, il prezzo per il soggiorno poteva proporlo il cliente stesso. Qualcuno ci è cascato, ha richiamato quel telefono e ha lasciato il numero della carta di credito». Ed è andata allo stesso modo: migliaia e migliaia di euro sottratti.
«Alcuni miei colleghi hanno ricevuto delle denunce», sottolinea il presidente dell’associazione, «perché i clienti hanno pensato di essere stati derubati dalla struttura. Qualcuno ha fatto lo screenshot degli annunci, così abbiamo potuto ricostruire la truffa».
Booking è stata avvisata, «ha detto che risarcirà gli utenti ingannati», dice Nestori, che resta tuttavia molto preoccupato. «Le piattaforme degli annunci sono molto rigorose: quando presenti la richiesta per iscrivere una tua struttura, devi aspettare che arrivi all’indirizzo dell’alloggio una lettera con un codice, e poi vengono controllate bollette e contratti. Insomma sono molto rigidi. Non mi spiego simili falle». Evitarle si può: «Se si segue l’iter suggerito si può stare sicuri: l’ideale è affidarsi al pagamento virtuale direttamente sulla piattaforma», suggerisce Nestori, «o, se si vuole telefonare, verificare che il numero fornito sia quello che compare anche sui motori di ricerca. Simili truffe sono però desolanti, e sappiamo che chi come noi lavora in una città d’arte dove i numeri delle strutture sono molto elevati, rischia di più».
Da L’Arena del 15/03/2022